Il piano monumentale del castello di Sammezzano

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by savesammezzano

Come potrete notare dalla planimetria del piano monumentale, il castello è ricco di stanze minori ben nascoste di cui molti, soprattutto coloro che hanno avuto la possibilità di visitare questo monumento in passato, non sono a conoscenza e dunque non hanno mai visto di persona.

Di seguito vi mostreremo l’ipotetico percorso che Ferdinando Panciatichi Ximenes D’Aragona faceva fare ai propri ospiti in visita al castello e vi parleremo delle varie sale che da esso sono attraversate.
Abbiamo numerato dalla prima all’ultima ed in ordine di percorrenza le stanze facenti parte il percorso affinché, guardando la mappa, ognuno possa farsi un’idea di quale posizione occupino quelle più famose sia all’interno del tragitto che all’interno del castello in generale.

1 Atrio delle colonne

L’atrio è il primo ambiente artisticamente rilevante che si trova non appena, salite le grandi scalinate esterne, si varca il grande portone d’accesso al piano monumentale di Sammezzano. Esso prende il nome dalle enormi colonne grigiastre che ne reggono la decoratissima volta a cassettoni blu. 

Atrio delle Colonne – Sammezzano

 


 

2 Salone d’ingresso, anche detto “Sala del Non Plus Ultra”

E’ da questo ambiente che il marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona introduceva i suoi ospiti alla visita del proprio Castello, immergendoli già da questa Sala nel suo sogno d’Oriente.
L’occhio si perde tra i mille colori, le forme e gli specchi che decorano l’intera stanza. Due emblemi araldici incoronati ricordano le casate dei Panciatichi e degli Ximenes, alle quali il marchese apparteneva. In questo ambiente infatti ricorrono spesso le iniziali “P.X.”, Panciatichi Ximenes, non sempre facili da identificare perché in perfetta sintonia con le decorazioni. 

Attorno alla porta centrale che conduce alla Sala dei Gigli si cela una grande scritta a caratteri gotici, dalla quale emerge la personalità forte e spigolosa del marchese: “Sempre l’uom non volgare e non infame o scavalcato o inutile si spense”.

Nella zona superiore della sala è ubicato un magnifico ballatoio, il particolarissimo soffitto a cassettoni e le vetrate policrome che nelle giornate di sole illuminano l’ambiente circostante creando straordinari effetti di luce, in perfetta armonia con i colori e le forme delle decorazioni. Due porte poste una di fronte all’altra presentano sull’architrave la scritta “Non plus ultra”, la quale sta a significare che non si può andare oltre, non esiste un luogo al mondo più bello di questo.  Nell’intradosso delle porte si legge l’anno di realizzazione della sala: “Questa Sala inventò ed eseguì il marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona l’anno di nostra salute 1853”.

In questa sala l’architettura orientale si mescola con elementi occidentali come i soffitti a cassettoni (che, di origini greche e romane, dal 1500 sono diventati elemento caratteristico di molti palazzi e luoghi di culto occidentali) i gigli fiorentini, le incisioni in caratteri gotici. 

Salone d’Ingresso – Sammezzano


 

3 La Sala delle Stelle, anche detta “Sala del Virtus in medio”

Il magnifico viaggio nel tempo e nello spazio continua aprendo una porta laterale della Sala d’Ingresso, ubicata nella parete del Non Plus Ultra, attraversando la quale possiamo trovare la magnifica sala delle stelle. Qui ci si trova in un ambiente completamente diverso dalla sala precedente: cambiano i colori, le forme, anche la luce che si insinua tra le decorazioni è completamente diversa.

Siamo passati in un’altra parte del mondo, ci stiamo avvicinando alla Spagna meridionale, influenzata per secoli dall’architettura araba. Ci troviamo nella Sala delle Stelle, uno spazio molto piccolo, di passaggio, che conduce dalla Sala d’Ingresso alla Sala da Ballo. Essa è liberamente ispirata alla “Sala delle due sorelle” dell’Alhambra di Granada.

 
Nelle pareti laterali troviamo due frasi contrapposte in lingua spagnola: NOS CONTRA TODOS e TODOS CONTRA NOS ovvero “Noi contro tutti e tutti contro noi”

Ma al centro una scritta ancor più singolare: VIRTUS IN MEDIO

la Virtù sta nel mezzo, sta al centro.

Un invito del marchese Panciatichi a ricercare sempre un equilibrio che si pone sempre tra due estremi.
Nel soffitto della sala un trionfo di intrecci di stucco bianco che si alternano alle vetrate colorate di rosso, verde e blu incastonate tra gli stucchi e presenti in tutta la sala. Il nome della sala deriva dalle tantissime vetrate, quasi tutte a forma di stella. 

Sala delle Stelle – Sammezzano

4 Sala da Ballo, anche conosciuta come “Sala Bianca”

La sua forma è ottagonale ed è strutturata su due piani. Dal secondo piano della sala si affacciano quindici stanze che negli anni 70 furono adibite a stanze d’albergo.

La Sala da Ballo è il più importante e grande salone italiano realizzato interamente in stile moresco. Il luogo più vicino per vedere uno spazio simile è l’Alhambra di Granada in Spagna, a migliaia di km di distanza da Sammezzano.

La Sala da Ballo è circondata da un porticato di 24 colonne con capitelli a muquarnas, una soluzione decorativa tipica dell’architettura islamica.

La sala è ricca di motivi geometrici e floreali e al centro si trova una grata bianca circolare che è collegata ad un ambiente sottostante in cui si trova una palma di terracotta molto grande, dalla quale zampillava l’acqua. L’acqua è un elemento che non manca mai nell’architettura islamica.

Il soffitto di questa sala è particolarissimo: ricoperto da una cupola interamente rivestita e decorata con stucco bianco, sorretta da 47 colonne e circondata dal tamburo, in cui sono ingegnosamente inseriti alcuni oculi che permettono alla luce esterna di penetrare all’interno della sala.

Nelle vele della cupola capeggiano degli scudi in cui si leggono le iscrizioni: Fortitudo / Misericordia / Clementia / Temperantia / Pax / Prudentia / Justitia / Libertas.

Sulle pareti della sala campeggia la sigla F. P. X. acronimo di Ferdinando Panciatichi Ximenes e in una sovrapporta che conduce al Corridoio delle Stalattiti, insieme a uno spartito musicale si legge: “Fiero sangue d’Aragona nelle vene a me trascorre”, ennesima celebrazione delle nobili origini del marchese.

Le porte che conducono in altre sale del piano monumentale del Castello, sono realizzate con vetrate policrome che si contrappongono al bianco accecante della Sala, creando uno straordinario gioco di riflessi.

Sala da Ballo – Sammezzano

5  Ottagono degli Specchi, anche detto Sala delle Farfalle

Ci troviamo in una Sala ottagonale che prende il suo nome dalle particolari decorazioni a forma di farfalla che ornano le pareti della stanza: la Sala delle Farfalle.

Questa Sala presenta forti analogie con le architetture arabe dell’Alhambra di Granada in Spagna, dalle vetrate colorate all’attenzione nella cura delle policromie del pavimento. L’assoluta particolarità però è la cupola realizzata interamente a “muqarnas”, soluzione decorativa propria dell’architettura musulmana che prevede ornamenti di una cupola con forme simili a quelle delle stalattiti. Il marchese Ferdinando Panciatichi tuttavia inserì un elemento innovativo ovvero degli specchi al culmine di ogni goccia, per permettere alla luce esterna e soprattutto alla luce delle candele di notte, di illuminare completamente la Sala.

Sala delle Farfalle – Sammezzano

6  Galleria delle Stalattiti

La Sala delle Farfalle è collegata ad un’altra sala ottagonale, la Sala del Fumo da un lungo corridoio detto Galleria delle Stalattiti.

La Galleria delle Stalattiti prende il suo nome dalle decorazioni a “muqarnas” che pedono dal soffitto, tipiche della tradizione islamica. Qui ci si trova nell’India Moghul. 

Il Corridoio è a pianta rettangolare ed è diviso in tre campate, affiancate da uno spazio quadrangolare. Le tre campate sono coperte da cupole, la cupola centrale è decorata con un intreccio di nodi dorati su fondo azzurro e al centro una corona e un drappo bianco in cui vi è l’iscrizione latina “MAGNA VIRTUS”.

Le pareti di questa Galleria nella parte superiore sono decorate con arabeschi, in cui spesso si celano caratteri cufici, mentre in quella inferiore presentano uno zoccolo decorato con piastrelle di maiolica chiamate “azulejos”: si tratta un tipico ornamento dell’architettura spagnola che prevede una piastrella di ceramica non molto spessa, con una superficie smaltata e decorata. 

Anche in questo Corridoio non mancano le iscrizioni che combaciando con le decorazioni spesso passano inosservate. Nella campata centrale per esempio si trova una straordinaria nicchia realizzata con vetrate policrome che presenta due iscrizioni: la prima si trova nella cornice esterna, la seconda nella parte interna.

Nella prima iscrizione si legge: “O voi ch’avete l’intelletti sani mirate la dottrina che s’asconde sotto il velame degli segni strani” riprendendo una frase dalla Divina Commedia di Dante, cambiando però la parola “versi” con “segni”, alludendo a un segreto, un mistero celato tra le forme ed i colori di questa Galleria.

Nella seconda iscrizione, questa volta in latino, emerge tutta la delusione e amarezza del marchese Panciatichi, da poco dimesso dall’incarico di deputato del Regno d’Italia, nei confronti della vita politica del tempo: “Pudet dicere sed verum est publicani scorta – latrones et proxenetae italiam capiunt vorantque nec de hoc doleo sed quia mala – omnia no meruisse censeo” –

Mi vergono a dirlo ma è vero, esattori, prostitute, ladri e sensali tengono in pugno l’Italia e la divorano. Ma non di questo mi dolgo ma del fatto che ci siamo meritati i nostri mali. Anno 1870.

Galleria_stalattiti_Sammezzano

Galleria Stalattiti – Sammezzano

7  Ottagono Dorato anche detto Sala del Fumo 

L’Ottagono Dorato, comunemente chiamato Sala del Fumo, è caratterizzato dalla grande presenza del colore oro che ricopre parte degli stucchi bianchi che la ornano. Come è facile intendere, in passato fu usata come sala fumatori.

Importante peculiarità di questa Sala è il soffitto, che venne dotato dal marchese Ferdinando Panciatichi di un complesso sistema di aerazione che permetteva al fumo di uscire dalla Sala senza diffondersi negli altri ambienti del Castello. Per la metà dell’Ottocento si trattava di una vera e propria innovazione.

Nell’Ottagono Dorato inoltre il marchese tentò di riprodurre, con le lettere del nostro alfabeto, alcuni caratteri cufici nelle scritte “simula”, “dissimula”, “nulli”, “crede”, “sustine”, “astine”, “omina”, “lauda”.

Ottagono Dorato – Sammezzano

8  Galleria dei Vasi detta anche Corridoio Bianco (Nodum / Solve

Il Corridoio Bianco, originariamente chiamato “Galleria dei Vasi”, collega la Sala del Fumo alla Sala dei Gigli. Non è un semplice corridoio ma un trionfo di intrecci di stucco bianco. Il Corridoio Bianco è chiamato così oggi per il colore degli stucchi bianchi, in origine però veniva chiamato Galleria dei vasi, per la ricchezza e la quantità di oggetti che dovevano trovarsi in questo luogo.

Il marchese inserì due scritte molto particolari: sulla porta di ingresso del corridoio la parola “NODUM” e su quella d’uscita la parola “SOLVE”, “nodum solve”, risolvi il nodo, il segreto, l’enigma celato tra questi stucchi. Un segreto che non è mai stato svelato e che rimane tutt’oggi custodito tra le sale del Castello.

Corridoio Bianco – Sammezzano

9  Sala degli Stucchi Bianchi

La Sala degli Stucchi bianchi è sicuramente una delle meno famose del piano monumentale ed è difatti considera un’ambiente di passaggio.  Il suo nome deriva dal fatto che è decorata da preziosi stucchi bianchi.

Sala degli Stucchi Bianchi – Sammezzano

10 Sala dei Gigli o di Consiglio

Originariamente chiamata “Sala di Consiglio”, per la sua conformità la Sala dei Gigli riesce a farci approdare in Cina. Le porte e gli archi di questa Sala sono costituiti da una decorazione a squame che sfuma dal rosa all’argento. Venti eleganti colonne con capitelli policromi sorreggono una ricchissima cupola traforata, formata da tantissimi vetri colorati che, nelle giornate di sole, permettono un meraviglioso gioco di luci all’interno della sala. La cupola termina in una particolare composizione a croce con al centro una decorazione a Muquarnas. Le decorazioni della Sala dei Gigli del piano monumentale del Castello di Sammezzano presentano numerose affinità con le architetture dei templi cinesi, dagli ornamenti a squame che sfumano da un colore ad un altro e nel caso di questa sala dal rosa all’argento, alle forme e alla scelta delle policromie vivaci.

Sala dei Gigli – Sammezzano

11 Sala del giuramento 

Ricchissima di stucchi e ceramiche, la Sala del Giuramento riportata la formula familiare del giuramento di fedeltà degli antichi nobili di Aragona al re. Ancora una volta emerge la figura del marchese come uomo politico, che con la sua casata dei Panciatichi Ximenes d’Aragona giura fedeltà al Re, ma solo in quanto anche lui riconosca i diritti, le libertà e i privilegi alla classe nobiliare. 

Di seguito le parole incise sulla parete:

Antico Giuramento dei Nobili di Aragona

Noi ognuno dei quali siamo grandi

quanto voi

e tutti insieme più di voi

giuriamo obbedienza e fedeltà a Nostra Maestà

inquantoché conserverete intatti i nostri diritti

le nostre libertà e i nostri privilegi e se no no

Così Iddio ci aiuti

Questo era infatti il giuramento dei vassalli nobili d’Aragona, che affermavano da un lato la prevalenza del principe sovrano e dall’altro la forza di tutte le loro realtà.

Sala del Giuramento – Sammezzano

12 Sala dei Pavoni

13  Sala dei piatti spagnoli o delle Stoviglie Spagnole

La Sala dei Piatti Spagnoli a pianta ottagonale, è così denominata perché caratterizzata da un intero servizio di ceramiche smaltate di origine spagnola incastonate nelle volte.  Pare che i piatti fossero un regalo di nozze regalatogli dalla regina di Spagna. All’interno dovrebbero esserci poco più di 200 piatti. 

Nella sala è inciso “Gli occulti incanti di un fantastico stile a me una fata disvelò benigna”.

 

14 Sala degli Amanti o di Conversazione

La Sala degli Amanti è così chiamata perché dedicata agli amanti della letteratura cavalleresca.

Al posto di quella che oggi viene comunemente chiamata Sala degli Amanti, vi era in origine un grandissimo terrazzo, dal quale si poteva ammirare tutta la valle dell’Arno da Incisa a Pontassieve.

Il terrazzo venne poi coperto verso la fine degli anni 70 dell’Ottocento. Essendo una delle sale più luminose del Castello, interamente decorata con intrecci di stucco bianco, la Sala degli Amanti venne adibita a scriptorium del marchese.

Poste all’interno della Sala si trovano diverse iscrizioni:

  • Va solingo il Lion pel suo sentiero, spiega romita al cel l’aquila in volo. Sia nobil tedio o volontà d’Impero, ogni Forte nel mondo è sempre solo.” Solo dalla parte della ragione, isolato da tutti nel suo Sogno d’Oriente.
  • Est aliquid delirii in omni magno”, ogni grande uomo (riferendosi a lui stesso) ha un qualcosa di folle.
  • Gracchi me sibilant at mihi plaudo.
  • Clorinda, Tancredi, Erminia, Rinaldo e Armida
  • Ginevra, LancillottoBradamante, Orlando, Angelica, Medoro e Ruggero
  • Isotta, Tristano

15 Sala Bizantina o Biblioteca

La Sala Bizantina del Castello di Sammezzano è stata realizzata secondo i canoni dell’architettura bizantina, che fu la principale espressione artistica dell’Impero romano d’Oriente.  Questo stile artistico-architettonico è caratterizzato da un’intensa spiritualità e impregnato di misticismo, la stessa sala si ispira alle più grandi opere architettoniche dell’antica Costantinopoli, odierna Istambul. 

Sembra che il suo ideatore adibì questa sala a biblioteca.

16 Cappella

Quella di Sammezzano è una cappella cristiana all’Italiana (falsamente e volutamente) innestata nel simulacro di un mihrab arabo. Qui  si uniscono i simboli della religione cristiana come la Croce e quelli dell’Islam, come la scritta dietro l’altare “Dio è Grande” (“Allah Akbar” in Arabo).

Sopra l’altare nel ciborio si trova il simbolo cristiano: l’occhio inserito all’interno del triangolo equilatero illuminato.  Tuttavia va considerato che al tempo in cui fu realizzata questa Sala (1880 circa) nessuno lo utilizzava più come emblema della Trinità Cristiana in strutture religiose, anzi era vietato poiché era divenuto il simbolo della Massoneria.

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