Sammezzano, tra sviamenti mediatici e la necessità di una proprietà privata

by savesammezzano

Pare che alcuni giornalisti abbiano “montato” i servizi video girati ieri a Sammezzano, sottolineando principalmente lo stato dell’immobile (addirittura solo estrapolando alcune parti delle informative rilasciate da Save Sammezzano, che naturalmente avevano il solo fine di contestualizzare il tutto) senza però evidenziare affatto la cosa più rilevante, che è anche la motivazione che ha consentito l’accesso di ieri: l’importanza della candidatura di Sammezzano presso il programma comunitario “7 Most Endangered” ed i suoi possibili risvolti positivi.  

L’accesso di ieri ha infatti avuto una motivazione specifica: sottolineare l’importanza delle candidatura di Sammezzano al “7 Most Endangered” (anche alla luce del fatto che rappresenta tutta Italia in questa sfida europea) ed i benefici che esso potrebbe comportare qualora Sammezzano ne risultasse partecipe. Difatti si è deciso di incontrare nuovamente i mezzi stampa né per sottolineare lo stato strutturale del Castello (cosa già fatta largamente durante il precedente accesso) né quello proprietario/giudiziario, anche se è stato naturale premettere brevemente entrambe le cose affinché fosse chiaro il contesto in cui si muove la possibile partecipazione di Sammezzano al “7 Most Endangered”, e le motivazioni stesse che ci hanno spinto a candidarlo.
Cogliamo l’occasione per ribadire che il Castello di Sammezzano non è più vittima dell’indifferenza imprenditoriale che lo ha caratterizzato dall’inizio degli anni ’90; in questi ultimi mesi infatti più di una realtà societaria ha mostrato forte attenzione nei suoi confronti, tanto che due di esse si sono perfino affrontate nelle sedi giudiziarie, con l’obiettivo di ottenerne la proprietà definitiva.

Tanto è vera l’attenzione dei privati nei confronti di Sammezzano che il creditore procedente della vecchia proprietà ha addirittura apportato a Sammezzano dei sistemi di sicurezza che ne assicurano la difesa da vandali e ladri.  

Siamo quindi soddisfatti che, rispetto al passato, ci siano state ad oggi più realtà imprenditoriali private seriamente interessate a recuperarlo e rimetterlo in attività. Non per niente abbiamo sempre pensato e dichiarato che l’unica e vera soluzione alla salvezza di Sammezzano sia un soggetto privato serio e lungimirante, e non lo stato, come molti possono sperare e credere.

Proprio per questo, quando siamo nati, la prima iniziativa di sensibilizzazione che abbiamo avviato, la petizione su change.org, non chiedeva che lo stato acquistasse Sammezzano bensì che garantisse la sua fruizione pubblica a prescindere dal suo futuro assetto proprietario. Naturalmente in modo contestuale ci movemmo anche nei confronti delle istituzioni proprio affinché anch’esse fossero sensibilizzate in merito alla situazione di Sammezzano: per questo abbiamo sollecitato e contribuito alla presentazione di interrogazioni parlamentari e mozioni regionali che chiedessero l’intervento pubblico.  Abbiamo però sempre saputo, e dichiarato pubblicamente, che tali iniziative avevano un mero valore simbolico e che il fine ultimo di esse non era l’acquisto di Sammezzano da parte dello stato bensì la garanzia che, alla luce della sua unicità, fosse garantita la sua conservazione e mantenuta la sua fruizione pubblica.

 

 E’ per noi infatti ovvio che l’intervento pubblico sarebbe oramai una soluzione inefficiente, se non inutile o dannosa:

  • inefficiente poiché lo stato avrebbe dovuto acquistare Sammezzano agli inizi degli anni ’90, quando le finanze pubbliche non erano disastrate come ad oggi, quando non si erano fatti avanti soggetti seri disposi a recuperarlo garantendone addirittura la fruibilità pubblica (come invece, fortunatamente, sta avvenendo oggi) e quando Sammezzano stesso era ancora in ottime condizioni;
  • inutile o dannosa poiché, alla luce della grave situazione delle finanze pubbliche, c’è il rischio che lo stato, sull’onda di tutta l’indignazione pubblica che abbiamo provocato, trovi le risorse economiche necessarie per acquistarlo, ma una volta in suo possesso non abbia le alte risorse economiche fondamentali per restaurarlo e renderlo pubblicamente fruibile. Infatti, nonostante un prezzo d’acquisto relativamente basso (le ultime cifre di cui si parlava per l’acquisto di Sammezzano si aggiravano intorno ai 15.000.000 di Euro), sono enormi i costi per il suo recupero e la sua rimessa in attività (oltre il doppio delle risorse necessarie per il solo acquisto).

 

Considerando dunque il fatto che già più di un soggetto privato ha dimostrato di voler recuperare il castello di Sammezzano e di volerne rendere pubblicamente fruibili le parti di maggior rilievo artistico, un intervento adesso da parte dello stato sarebbe un semplice e mero spreco di risorse pubbliche che avverrebbe non perché lo stato sia davvero interessato alla salvezza e fruibilità di Sammezzano (se così fosse stato avrebbe già acquistato da tempo tutta l’area), ma bensì perché teme l’indignazione provocata dalle nostre iniziative.

Ciò non significa che, a nostro avviso, non ci possa comunque essere una specie di partnership con i soggetti pubblici interessati a sostenere il futuro progetto di recupero. Tuttavia questa è una scelta che toccherà esclusivamente a quella che sarà la realtà privata che in futuro possiederà definitivamente Sammezzano e che, ribadiamo, supporteremo con tutti i nostri strumenti e risorse affinché il proprio progetto di business a favore di Sammezzano abbia quanto più successo possibile, sia economico che di immagine.
Non per niente una realtà privata, una volta aver acquistato Sammezzano, assicurerebbe la certezza del suo recupero in tempi brevi proprio perché necessiterebbe di mettere a reddito il prima possibile tutta l’area, per poter ottenere il veloce rientro del capitale investito. Lo stato invece, una volta acquistato Sammezzano, potrebbe “adagiarsi sugli allori” (come già è avvenuto in altre occasioni) contento di aver dato seguito all’ondata di sdegno provocata ma senza dar seguito (o per volontà o per semplice mancanza di risorse) alla rimessa in attività di Sammezzano.

Ora che abbiamo chiarito questa situazione, sarebbe utile e soprattutto corretto che i mezzi stampa diano maggior valore al fatto che Sammezzano sta rappresentando tutta l’Italia presso un’importantissima iniziativa europea, e che essa potrà seriamente sostenere il futuro progetto di recupero intrapreso da quella che un giorno sarà indicata come la sua proprietà definitiva. E’ logico, in periodi di campagna elettorale, titoli come “Il Castello abbandonato” o simili fanno più audience e scandalo, tutto questo però va a discapito di quanto si sta tentando di fare nell’ambito del “7 Most Endangered”.

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