La Sala dei Pavoni
La coloratissima Sala dei Pavoni del Castello di Sammezzano è sicuramente la più famosa, ammirata e fotografata sala del castello di Sammezzano.
Nel progettarla e costruirla il suo ideatore si ispirò alla corrente artistico-architettonica indiana moghul. Questa sala prende il nome dall’uccello nazionale dell’India, che per l’appunto è il “Pavone”.
Non per niente è caratterizzata da una decorazione “a ventaglio” che va dal pavimento fino al soffitto e che è volontariamente ispirata alla forma ed alla fantasia cromatica della coda di un pavone.
Sulle sue pareti si ammira una perfetta armonia di linee rette e curve che sviluppano un impressionante cromatismo ricco e vivace, il quale sfuma dal rosso, al giallo, al verde, al blu e giunge fino al viola.
La sala è contraddistinta da una singolare visione spaziale. Sulla balza di azulejos sono costruiti direttamente i pennacchi della volta di copertura che, grazie alla loro convessità, sono estremamente innovativi per questo elemento architettonico.
La Sala dei Pavoni, proprio come tutte le altre sale del Castello di Sammezzano, è stata costruita da maestranze locali con materiali (stucchi, ceramiche, gessi) realizzati in loco presso alcune fornaci che il Marchese fece costruire a Leccio (frazione di Reggello dove si trova il castello di Sammezzano).
Vista nel suo complesso la sala è di una bellezza ipnotica capace di meravigliare chiunque l’ammiri.
Non per niente lo storico Carlo Cresti definì la Sala dei Pavoni come “La Cappella Sistina di Sammezzano” mentre l’autorevole canale televisivo inglese BBC ha inserito il suo tra i 10 soffitti più belli del mondo. Al suo interno sono inoltre stati girati numerosi spot pubblicitari, il più famoso dei quali è certamente quello del profumo “Alien” di Therry Muglier.
La Sala dei Pavoni: il ruolo originale
Inizialmente il Marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes D’Aragona la adibì a sala da pranzo.