Il Parco di Sammezzano

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by savesammezzano

Il grande Parco di Sammezzano (quasi 190 ettari, di cui 65 di parco storico) che circonda il Castello di Sammezzano fu progettato in armonia con le caratteristiche della collina su cui sorge e con la varietà e libertà di espressione che si ritrovano nel castello stesso.

L’ispirazione “inglese” per il Parco di Sammezzano

Al posto del giardino all’italiana caratterizzato da ordine e simmetria, tipico delle ville rinascimentali, Ferdinando Panciatichi scelse quello “all’inglese”.
Questo tipo di giardino è libero da schemi e aperto verso il paesaggio circostante.
Tale scelta da un lato corrispondeva allo stile eclettico e “libero” tipico dell’architettura del Castello di Sammezzano, e dall’altro si accordava con le caratteristiche morfologiche della collina.
I versanti della collina, (specialmente quello sudoccidentale) infatti, erano soggetti a frane e avrebbero reso difficile impiantare un giardino all’italiana.

Parco di Sammezzano

Parco di Sammezzano

Il giardino all’inglese, nato nel Settecento in Inghilterra, esprime un diverso rapporto tra l’uomo e la natura.

L’uomo non manipola più la natura, ma si fonde con essa e ritrova l’antico rapporto con la campagna.
Non ci sono più aiuole e siepi di forma geometrica a circondare la villa, ma il paesaggio interno sfuma naturalmente in quello esterno fatto di boschi e campi.
Niente più viali rettilinei o che seguono schemi precisi, ma strade e sentieri serpeggianti.

Nell’Ottocento questo stile si diffuse nel resto d’Europa insieme all’interesse per forme di giardino e specie di piante provenienti da altri continenti.
E’ in questo periodo, infatti, che si moltiplicano i viaggi di esplorazione che fanno conoscere in Europa piante esotiche e dalla Cina.
Si tratta quindi del tipico giardino dove vegetazione e oggetti non si vedono al primo sguardo, ma si scoprono con sorpresa percorrendo sentieri sinuosi.

Sulla scia di questo interesse, anche in Italia nascono società di orticoltura e si organizzano congressi, dove si confrontano non solo gli addetti del settore, ma anche i proprietari di ville.
Questi trasformano i propri giardini introducendo piante esotiche, mentre le associazioni di orticoltura creano nuovi giardini.
Non a caso proprio a Firenze, per iniziativa dell’Accademia dei Georgofili, nel 1852 viene progettato e in seguito realizzato il Giardino dell’Orticoltura, con il suo Tepidario che accoglie piante insolite per il nostro clima.

Tutte queste idee fece proprie Ferdinando Panciatichi quando progettò il parco di Sammezzano, suo personalissimo giardino. Prima di tutto realizzò nuove strade di accesso, larghe abbastanza per permettere il passaggio delle carrozze e tali da seguire l’andamento sinuoso della collina.
Utilizzò inoltre le piante in modo che il visitatore potesse sorprendersi nello scoprire specie insolite e manufatti in stile moresco.
Era un assaggio di ciò che avrebbe ammirato nella Villa.

La strada che parte dalla Ragnaia è la più suggestiva: si snoda dolcemente tra boschi di abeti, querce e lecci per diventare poi uno scenografico viale di lecci e sequoie.
Queste specie, originarie della California, furono importate in Inghilterra nell’Ottocento e si diffusero in tutta Europa.
Nelle regioni a clima continentale non ebbero però un grande successo.
In Italia invece, e in particolare proprio in questa zona del Valdarno, trovarono un clima e un suolo simili a quelli della regione d’origine.
Soprattutto la nebbia, che qui così spesso avvolge il paesaggio, favorì la crescita di questi “giganti” vegetali che, nel parco di Sammezzano, costituiscono l’impianto più importante dell’Italia centrale.

Dopo il viale di sequoie la strada torna ad attraversare boschi di alberi a noi più familiari.
Il visitatore si sorprende nello scoprire manufatti progettati dallo stesso Ferdinando e realizzati nella fornace della Villa da artigiani locali: una colonnetta (purtroppo oggi sommersa dalla vegetazione) e una grotta artificiale con una statua di Venere.

Proseguendo, si arriva alla casina di caccia, che era destinata ad alloggio per gli ospiti ed era circondata da un giardino oggi molto degradato.
Solo da una cartolina dei primi del Novecento si può immaginarne l’aspetto: si riconoscono magnolie, yucche e piante di agrumi disposte non in ordine geometrico e circondate da sentieri sinuosi. C’era anche una vasca di pietra, ormai coperta di vegetazione, per raccogliere l’acqua destinata alla manutenzione del giardino.

Come si presenta oggi

Le piante che si vedono oggi nel Parco di Sammezzano sono state collocate negli anni novanta e disposte secondo lo schema del giardino all’italiana.
Quindi in modo completamente diverso da quello voluto da Ferdinando. 

Anche davanti alla Villa le sistemazioni che si sono succedute negli anni hanno completamente cancellato l’aspetto originario. Confrontando documenti dell’Ottocento e immagini del primo Novecento si può dedurre che il Marchese fece realizzare un grande prato, per mettere in risalto la spettacolare facciata della Villa.
Ai due lati dello scalone principale c’erano due prati di forma trapezoidale, al centro di ognuno dei quali si ergeva una colonna sormontata da una mezzaluna di pietra. Un cordolo di terracotta creava sul prato disegni che rispecchiavano gli arabeschi della facciata: attualmente non ne resta che qualche traccia.

Davanti alla facciata sud della Villa si apre un prato cinto da una balaustra di cotto. Al di sotto si innalzano grandi lecci, che fino agli anni Settanta venivano regolarmente scapitozzati sia per permettere la vista della Villa da grande distanza, sia per poter ammirare dalla Villa il panorama del Valdarno.
Pare che questa pratica fosse stata iniziata dallo stesso Ferdinando, ma ora ciò non avviene più e la Villa è nascosta dagli alberi.

Il Marchese introdusse nel parco di Sammezzano una grande varietà di piante. Lui stesso le catalogò nel 1849 in un Plantario, che non esiste più. Se ne ha notizia da un articolo pubblicato nel 1889 dalla figlia Marianna, la quale osservava che nel giro di 40 anni il numero delle specie introdotte dal padre era già molto diminuito.

Oggi ne restano pochissimi esemplari sia a causa del clima (inverni rigidi, estati siccitose), sia per la mancanza di manutenzione e i saccheggi.

Le sistemazioni vegetali attuate nel corso degli anni spesso non hanno tenuto conto del clima e del suolo; inoltre l’incuria ha causato frequenti frane (come quella del 2013) che hanno cancellato gran parte dell’aspetto originario del parco.

Restano gli alberi centenari, le sequoie monumentali, che devono essere salvaguardate in quanto rendono unico nel suo genere il parco di Sammezzano.

C.B.

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